La distruzione della natura nel Friuli Venezia Giulia: le politiche di spesa della Regione

Mentre gli Stati di tutto il mondo sono riuniti per far fronte all’emergenza climatica, che vede parchi e riserve naturali rappresentare una significativa risposta alla crescita delle emissioni (ben il 15% della CO2 è stoccato nelle aree protette), e mentre sta per iniziare il 2010, anno mondiale della biodiversità, la Regione Friuli Venezia Giulia decide di perseguire politiche in scandalosa controtendenza.

Le previsioni di spesa per il 2010 collocano infatti i trasferimenti regionali ai due parchi regionali sui 630.000 euro per il Parco delle Dolomiti Friulane (che ha potuto godere, dal 1997 al 2009, di un lieve incremento di entrate pubbliche, dal milione di euro iniziale a 1.400.000 euro circa) e sui 570.000 euro per il Parco delle Prealpi Giulie (che nel periodo tra il 1997 e il 2009 è passato dagli iniziali 800.000 euro a 1.140.000). Siamo quindi di fronte a un taglio del 50% compiuto su bilanci comunque esigui.
Le spese previste per il mantenimento del delicatissimo sistema dei prati stabili passano da 110.000 euro a zero.
Da 50.000 euro a zero passano anche le spese per studi e attività tecnico-faunistiche, finalizzate, tra l’altro, alla predisposizione del Piano faunistico, strumento strategico per la gestione faunistica regionale. La stazione biologica dell’isola della Cona vede le proprie risorse falcidiate: da 100.000 a 20.000 euro.
Quanto alle risorse destinate a finanziare le Riserve naturali regionali (piani di conservazione e sviluppo, attività di gestione), ad acquisire al patrimonio regionale biotopi e altre aree di interesse naturalistico, e a svolgere attività rivolte al mantenimento e incremento della biodiversità, alla fruizione didattica del patrimonio naturalistico e alla ricerca, esse passeranno da circa 1.766.000 euro nel 2009 a 130.000 euro nel 2010!!
Complessivamente il settore parchi, riserve naturali, aree protette, beni ambientali e paesaggistici, passa da 5.392.459,39 a 1.898.526,14 euro.

Detto in altri termini: viene di fatto smantellata, con una contrazione dell’80% dello stanziamento, la rete di tutela ambientale presente in Friuli Venezia Giulia, già sottodimensionata rispetto alla media nazionale nonostante il fatto che la Regione sia caratterizzata per un verso da modesta pressione antropica e dall’altro da eccezionale biodiversità.
Con ciò viene preclusa ogni possibilità di riorientare nella direzione della sostenibilità attività economiche quali l’agricoltura e il turismo, con pesanti ricadute anche occupazionali; si pensi al decennale lavoro di promozione delle strutture espositive e didattiche a livello europeo: i centri visite, che dovrebbero richiamare turisti e mettere in moto l'economia locale, dovranno ora essere chiusi!

Se non bastasse, la Giunta ha azzerato la vigilanza ambientale sull’intero territorio bloccando l’assunzione di guardie forestali abilitate da un recente concorso pubblico regionale, omettendo di costituire il previsto corpo unico di vigilanza ambientale e addirittura equiparando ruolo, formazione e compiti delle guardie faunistiche e venatorie dipendenti delle Province a quelli dei vigili urbani.

Associazioni ambientaliste, operatori del settore, naturalisti sono stanchi di vedere i risparmi di bilancio attuati sempre a spese della tutela della natura e della difesa del territorio, il settore già di gran lunga e senza paragone il meno finanziato dalla Regione.
E sono stanchi di vedere che, all’inverso, settori che contribuiscono oggettivamente alla devastazione ambientale, come ad esempio quello delle infrastrutture viarie e quello delle stazioni sciistiche, riescono a fruire, sempre, di stanziamenti colossali.
In tutto questo c’è qualcosa di vetusto e, senza offesa, di culturalmente mediocre.

La Lac, sezione del Friuli Venezia Giulia, aderisce alle espressioni di protesta e riprovazione manifestate dalle associazioni ambientaliste WWF, Lipu e Legambiente contro i tagli pari al 50% operati dall'amministrazione Tondo ai parchi e alle riserve regionali regionali (delle Dolomiti Friulane, delle Prealpi Giulie, dell'Isola della Cona). Si tratta di una scelta politica che denuncia la totale estraneità dell'attuale amministrazione regionale alle tragiche problematiche che investono il pianeta e che in questi giorni sono oggetto di dibattito al vertice di Copenaghen. Mentre gli Stati del mondo sono strenuamente impegnati nella ricerca di un accordo finalizzato alla salvaguardia della vita sulla Terra, il governo regionale sottrae preziose risorse necessarie alla tutela di un patrimonio che è ricchissimo di biodiversità e che permette di contrastare il pesante impatto dell'inquinamento; risorse che dovrebbero essere invece investite in iniziative di promozione culturale e in attività didattiche, allo scopo di far scaturire consapevolezza e responsabilità in tutti i cittadini e in quelli che saranno gli uomini di domani. Incuranti del dissesto ecologico e assolutamente privi di lungimiranza, gli amministratori del FVG eliminano funzionari altamente specializzati nella tutela del territorio, annientano l'attività dei centri visita, ignorando il fatto che puntare sul turismo, con una saggia politica di conservazione e valorizzazione dell'ambiente naturale, significa creare posti di lavoro e acquisire fonte di introiti per le casse degli enti territoriali.

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