Il recente e triste episodio che ha visto la brutale morte
di un cinghialetto all'interno dell'ospedale triestino
evidenzia, ancora una volta, lo stato di totale degrado in
cui versa la politica della conservazione della fauna
selvatica nella nostra regione. Oramai da anni la nostra
regione ha intrapreso un'unica strada per affrontare, senza
peraltro risolverla, la questione dei danni derivanti dai
cosiddetti animali nocivi: gli abbattimenti ovunque e
comunque, come d'altro canto ha confermato l'assessore alla
provincia di Trieste. Prima di invocare e predisporre gli
abbattimenti, bisognerebbe studiare attentamente e
scientificamente i motivi che portano gli animali, come i
cinghiali, ad avvicinarsi alle città. Si capirebbe così
l'inevitabile necessità di spostarsi dai loro ambienti
naturali dove, nel caso specifico del Friuli Venezia Giulia,
si è braccati sin dal mese di maggio. Nella provincia di
Pordenone oramai da almeno cinque anni anche i cacciatori
sono autorizzati ad uccidere cinghiali anche a stagione
venatoria chiusa, sette giorni su sette, e pure di notte.
Risultato: i danni derivanti dai cinghiali, invece di
calare, risultano aumentare. Si evince la totale inutilità
degli abbattimenti!! Prima di premere il grilletto, sarebbe
opportuno vietare e sanzionare non solo i cittadini che
nutrono i cinghiali, ma anche quei cacciatori che
costantemente ed indiscriminatamente li foraggiano con
abbondanza, per poi poterli agevolmente ammazzare a loro
piacimento nei luoghi stessi di foraggiamento. E' evidente
che così determinano comunque una sovrabbondanza di cibo e
quindi un sovrannumero di animali.
Con l'occasione mi corre l'obbligo di ricordare che nella
nostra regione, proprio con il pretesto di combattere la
presenza dei cinghiali, è stata inventato dalla precedente
giunta Illy uno strumento di tortura per cinghiali,
tristemente noto con il nome di cinghialodromo, ovvero uno
scellerato parco dei divertimenti per i cacciatori di
cinghiali.
E’ quanto previsto dalla delibera della giunta regionale
n. 1879 del 28.07.2006. I “cinghialodromi” sono
recinti ove vi vengono costretti cinghiali di allevamento
che passano il loro tempo a sfuggire dalle mute di cani in
addestramento.
Solo il pensare delle gabbie del genere significa essere
totalmente indifferenti alla sofferenza degli animali che vi
stanno rinchiusi; sofferenza già messa in conto nella
deliberazione stessa, dove si legge che i cinghiali vengono
“sostituiti” qualora presentino segni di sofferenza
fisica e comportamentale.
Nei cinghialodromi, però, i cinghiali dovrebbero passare
solo un anno (così è scritto), dopo di che, anche in
questo caso, dovrebbero venire “sostituiti” [sic!]: è
facilmente intuibile cosa si celi dietro il significato di
questa parola.
Il pericolo che i cinghiali possano scappare dai recinti,
nonostante siano previste recinzioni munite di filo spinato
e pastore elettrico, è comunque presente.
E’ palese che la delibera è fatta per accontentare
quella frangia di cacciatori con segugi e ciò che pare
scandaloso è che a suo tempo sia stata spacciata per
risolvere il problema dei cinghiali nelle campagne.
Ma sia a destra che a sinistra vi è un atteggiamento
assodato: la fauna selvatica interessa ben poco e, per
nulla, la sofferenza di un singolo esemplare; conta solo il
voto di chi si diverte sparacchiando ed uccidendo!!
Alessandro Sperotto
Delegato LAC
Lega per l' Abolizione della Caccia
Sezione del Friuli Venezia Giulia
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